Cuore e attributi in un cucchiaio

candro

Non c’è niente da fare. La critichiamo tutti, sempre, continuamente, questa benedetta Nazionale. Dalla prima all’ultima partita. Italiani, popolo di allenatori. Eppure, non c’è proprio niente da fare. Non riusciamo a non amarla, specialmente per un fattore. Quello più bello, più affascinante. Ovvero, quello legato alle grandi partite: quando si fa sul serio, l’Italia c’è. Eccome, se c’è. Chiedetelo un po’ a tutti, ci conoscono in giro come quelli che si sono presi il Mondo per quattro volte. E anche nella notte in cui sembrava che la gigantesca Spagna di Del Bosque dovesse fare della Nazionale di Prandelli carne da macello, abbiamo dimostrato che la Nazionale è un’altra cosa. E’ quella che getta il cuore oltre l’ostacolo. E pazienza se Balotelli non c’è, se la Spagna da anni vince tutto e di più, se loro sono quelli che giocano bene e noi quelli che giocano male. Il campo ha detto un’altra cosa. Ha detto che la Nazionale c’è, combatte, merita sul campo di vincere giocando meglio delle Furie Rosse. Chi l’avrebbe mai detto. Alla fine, solo la lotteria dei rigori ci condanna. A oltranza, con un solo errore dal dischetto. Pazienza, Bonucci, va bene così. L’Italia esce da questa Confederations Cup con la solita morale della favola: brutta quando le partite contano poco, perfetta (o quasi) quando contano tanto. Siamo fatti così, ci piace il gioco quando si fa duro. E la tensione non ci spaventa. Tutto è nella cartolina di Antonio Candreva, un cucchiaio da manuale, la mente viaggia rapida verso Pirlo e la sua gemma all’Inghilterra. Il filo conduttore è e sempre sarà quello, non saremo mai domi. Questa è la Nazionale che viaggia verso il Mondiale sempre più convinta di se stessa, sicura di esserci quando le partite contano. E di far parlare il campo, non i giornali o i milioni di allenatori da divano del nostro Paese. Perché non avremo il tiqui taca, ma abbiamo cuore e attributi. Il mondo se n’è accorto, continuerà sempre a temerci. Siamo così e ci chiamano Italia. Anche Stefano Borgonovo, da lassù, ne sarà sicuramente andato fiero.

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